Elena Bonelli, conosciuta al grande pubblico come l’erede e portavoce della canzone romana nel mondo, si accosta, con la sua ultima produzione teatrale, a temi decisamente impegnati, impegnativi e drammatici portando in scena uno spettacolo omaggio al drammaturgo Bertolt Brecht. Ne offre una chiave di lettura totalmente originale, regalando nuovi spunti di riflessione e rendendo l’opera del poeta godibile e fruibile anche ad un pubblico che meno lo conosce o l’apprezza.
Al fortunatissimo debutto del recital al Todi Festival 2015, il pubblico che ha gremito la sala, ha apprezzato e stra applaudito Brecht ed il suo nuovo universo così riproposto, caricato di nuova forza dall’attualità e dall’artista, che con versatilità di interpretazione riesce a regalare personaggi al limite della follia tra ironia, divertimento, malinconie e dolcezze, insomma un turbinio di forti emozioni.
Così la Bonelli, accompagnata dal maestro Cinzia Gangarella al pianoforte, interpreta magistralmente i brani di Brecht e Kurt Weill: da La ballata della vivificante potenza del denaro a quella della schiavitù sessuale, sempre attuali; da Filastrocca popolare che parla dei disagi degli anziani e delle pensioni ad Alabama song come sogno di nuova vita e di emigrazione; passando da Jacob Apfelbock che accende una luce sui crimini familiari; raccontando di Marie Sanders per focalizzarci sull’odio razziale; Mackie Messer ci porta a riflettere sulla figura del serial killer; la sguattera Jenny dei pirati con i deliri d’onnipotenza che cambiano il mondo, fino a Surabaja Johnny e il fenomeno della prostituzione.
Elena Bonelli, dotata di una voce e interpretazione straordinariamente “brechtiana” apre così nuove porte d’accesso al significato dei testi di Brecht, con un inaspettato, quanto originale, accostamento ai fatti della cronaca attuale. Il Brecht di Elena Bonelli, secco e scarno, con nessun oggetto di scena, diventa una riflessione sociale, un viaggio antropologico attraverso racconti, testimonianze, che hanno segnato la storia del mondo, dove denaro e potere sono l’amaro collegamento al contemporaneo, malattie di un’umanità al collasso che deve valutare il rischio di poter rivivere la follia umana del tempo che fu.